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L’incontro con Tommaso Speccher, autore del saggio "La Germania sì che ha fatto i conti con il nazismo" organizzato dalla prof.ssa Cosma e il prof. Costa

Il 19 ottobre 2023 è stato ospite della nostra scuola Tommaso Speccher, filosofo italiano residente a Berlino e autore di un interessante libro dedicato alla questione di come la Germania abbia elaborato il proprio passato nazista. La Germania sì che ha fatto i conti con il nazismo si chiama il saggio che ha pubblicato l’anno scorso presso l’editore Laterza, e che dà una risposta complessa e approfondita a un luogo comune che ancora circola in Italia.

Spesso si afferma infatti che, mentre l’Italia fino ad oggi ha trascurato di riflettere sulle sue responsabilità e sui crimini commessi durante il fascismo e la 2. Guerra Mondiale, vedendosi più come ‘vittima’ dei tedeschi che come complice, la Germania si sarebbe confrontata in maniera ben più profonda con le sue colpe. Ma è stato veramente così? Durante la sua conferenza Tommaso Speccher ha delineato un processo di presa di coscienza che, partendo dagli anni dell’immediato dopoguerra fino ad oggi, è stato tutt’altro che costante.

Mentre nella cosiddetta “Stunde Null”, l’ora zero, il momento della capitolazione e della liberazione da parte delle potenze alleate, ci fu lo sfascio totale dello stato nazista, con l’arresto di molti gerarchi e militari che si erano macchiati di orribili colpe e con le condanne seguite ai processi di Norimberga, dal 1949 in poi il clima della Guerra Fredda fece sì che per gli alleati occidentali il nemico da temere fosse ormai l’Unione Sovietica. Calò quindi rapidamente l’interesse per la denazificazione del paese e, nell’urgenza di ricostituire l’apparato amministrativo, giudiziario ed economico della Germania Ovest molti ex nazisti vennero reintegrati nelle loro funzioni – tra questi giudici che avevano applicato leggi razziali e pene di morte e militari responsabili di massacri. Esempi plateali furono presidenti della Repubblica e esponenti dei servizi segreti dal passato nazista, eppure giudicati idonei a svolgere la loro funzione, oltre ad altri rappresentanti dell’élite nazista: politici, ufficiali, medici, imprenditori e giornalisti. Questo ha lasciato molti di noi presenti esterrefatti.

Anche al di là del muro prevalse la narrazione per cui i nazisti erano tutti all’Ovest, mentre i partigiani e i comunisti avevano scelto la DDR: si sapeva però che molti ex nazisti avevano trovato posto nell’apparato della Germania dell’Est. Durante gli anni ’50, l’epoca del cancelliere Adenauer, i crimini del nazismo non furono quasi per niente trattati nelle scuole o nei media. Verso la metà degli anni ’60 si arrivò a processi importanti, tra questi il processo di Auschwitz a Francoforte, grazie all’impegno di giuristi come Fritz Bauer, che però vennero presentati all’opinione pubblica come scomodi rompiscatole. La Germania del miracolo economico preferiva infatti godere del benessere raggiunto e non guardare più al passato: i processi si conclusero con condanne molto miti. Tommaso Speccher ci ha riferito di come per decenni famosi ex nazisti poterono vivere indisturbati in Germania, pur essendo ricercati in altri paesi. Solo con il movimento studentesco del 1968 i giovani incominciarono a fare domande scomode circa le responsabilità della generazione dei genitori e a mettere in discussione un sistema costruito sull’opportunismo e sulla menzogna.

L’inchino del cancelliere Willy Brandt a Varsavia nel 1970 per chiedere scusa dei crimini nazisti fu considerato una svolta epocale, ma la minaccia terroristica della RAF fece sì che l’elaborazione del passato di nuovo passasse in secondo piano. Dopo la caduta del Muro però si è posto il problema di trovare una base comune su cui fondare la riunificazione, visto che la storia delle due Germanie dal 1945 in poi aveva preso due vie diverse, e la base comune non poteva certo essere la Germania del Reich. Il riemergere di gruppi apertamente fascisti e nostalgici del nazismo negli anni ’90, sia all’est che all’ovest, e il successo di partiti apertamente razzisti ha rimesso in moto un processo di riflessione sul passato e una presa di coscienza del fatto che la memoria degli orrori del nazifascismo, lo sterminio degli ebrei e i crimini commessi in particolare nell’Europa orientale devono essere la base su cui fondare una coscienza civica tedesca. La cultura della memoria (“Erinnerungskultur”), manifestata anche con l’inaugurazione di memoriali e centri di documentazione, è diventata un valore condiviso e imprescindibile per la vita politica e istituzionale. Come si è sentito spesso in questi ultimi giorni, 80 anni dopo la Shoa la lotta all’antisemitismo di qualsiasi provenienza deve essere per la Germania più che mai parte integrante della propria ragione di stato (“Staatsraison”).

La mattinata si è conclusa con alcune domande da parte di noi ragazzi, riguardanti in particolare la situazione attuale. Ringraziamo il dr. Speccher per questo interessante incontro, che ci aiuta a capire non solo la storia passata della Germania ma anche i dibattiti che coinvolgono il paese attualmente.

Valentina Gaddoni, 12. SESB

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